Auto con targa estera: il trucco dell'esterovestizione
Immatricolare un’auto con una targa estera per sfuggire al fisco ed evitare di pagare multe e pedaggi. Una prassi che passa sotto il nome di esterovestizione
Articolo aggiornato il
da
Andrea Tartaglia
Guidare un’auto con targa estera è una pratica permessa ma con alcune limitazioni. Il turista che decide di visitare l’Italia a bordo del proprio veicolo può farlo tranquillamente, ma se al volante c’è una persona residente nel nostro Paese il discorso cambia. L’articolo 93 del Codice della Strada vieta di circolare con veicoli immatricolati all’estero a chiunque risieda in Italia da più di 60 giorni.
Perché l'esterovestizione
Ma perché guidare un'auto con targa estera? L'esterovestizione è un trucco che rende invisibili al fisco italiano veicoli che circolano abitualmente sulle strade italiane pur essendo registrati all'estero. Un fenomeno in crescita al quale si è imposto un freno con norme più restrittive, entrate in vigore il 1 gennaio 2019.
Un'auto con targa estera non risulta censita al fisco italiano, non paga né bollo né superbollo (per quelle più potenti) e risulta invisibile ai controlli patrimoniali gestiti per stanare gli evasori fiscali. Inoltre, sfruttando le tariffe più vantaggiosamente consigliato nei paesi di immatricolazione, l'auto con targa estera beneficiaria di costi assicurativi più bassi. collegato alle tariffe in vigore nei paesi di immatricolazione. Un bel vantaggio, soprattutto per chi decide di comprare un'auto di lusso senza osare troppo nell'occhio al fisco.
I trucchi dei furbetti: evasione, multe e pedaggi
Un bel vantaggio anche per chi utilizza l’esterovestizione per non pagare le multe, i pedaggi autostradali o i parcheggi. Per le autorità che devono incassare, infatti, risulta impossibile rivalersi sul un veicolo immatricolato all’estero. Per ottenere una targa estera è necessario intestare l’auto ad una persona o a una società che risieda nel Paese prescelto. Chi non ha i requisiti può sempre contare su agenzie che offrono pacchetti “all inclusive”.
Cosa dice la legge
La maggior parte dei Paesi europei prevede che potrebbe circolare con autovettura con targa estera al massimo per sei mesi dall'ottenimento della residenza, dopodiché è necessario immatricolare Targhe nazionali o trasferito all'estero. La legge italiana è più restrittiva: il decreto di sicurezza ha ridotto a sessanta giorni a decorrere dall'ottenimento della residenza in Italia (prima del decreto il limite massimo era di un anno). La sanzione per i trasgressori consiste in una multa da 712 euro a 2.848,00 e il sequestro del mezzo. La messa in regola del mezzo dovrà avvenire entro 180 giorni, durante il quale il veicolo sarà tenuto in deposito. Al termine dei 6 mesi, se l'auto non viene immatricolata in Italia viene confiscata (art. 132 CdS).
Auto con targhe estere
Ricapitolando, chi può circolare in Italia guidando un’auto con targa estera? E chi non può farlo? Può essere guidato da una persona che risiede in Italia da più di sessanta giorni (articolo 93, comma 1 bis, del Codice della Strada). Può essere guidato da una persona che non risiede in Italia ma solo per un tempo massimo di un anno dal momento in cui il veicolo entra nel territorio italiano (articolo 132 del Codice della Strada). Il limite imposto dall’articolo 93 non si applica se il veicolo è in leasing o in noleggio, sempre che venga concesso da un operatore di uno stato dell’Unione Europea o aderente allo Spazio Economico Europeo (See), che non abbia però la sede effettiva o una sede secondaria in Italia. E non si applica neppure ai veicoli concessi in comodato da un’impresa avente le caratteristiche sopra citate a propri lavoratori dipendenti o a propri collaboratori.
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